gen 2008

Una lunga storia da raccontare


Il nuovo direttore de L'Osservatore romano racconta il suo giornale

Chissà se se lo aspettava di diventare direttore de l'Osservatore Romano. Lui, Giovanni Maria Vian, cinquantacinque anni, «preferisce non rispondere a questa domanda». Il suo piccolo ufficio, sobrio, con una scrivania che racconta tante cose, rende l'idea di come questo giornale della sera sia nato e continui a vivere con la storia di Roma. Dalla finestra si vede «il palazzo apostolico, quella luce accesa - mi indica con la mano - è la sala da pranzo del Papa. Dietro l'immobile che ospita il giornale c'è la gendarmeria. Qui sotto c'è lo spaccio del Vaticano, luogo assai caro al popolo romano e più in là c'è la "famosa" farmacia, dove tutti gli italiani, da nord a sud dello stivale, possono trovare farmaci altrove introvabili. Insomma, siamo nel cuore della città eterna». Già, è così. Niente sedi ultramoderne, niente "loft". Siamo a via del Pellegrino, tanto per capirci, il cuore di quello che fu un tempo il regno papalino. Qui c'è la sede del centro televisivo Vaticano e un archivio storico fotografico che cataloga le foto del Papa dal 1930. Non si capisce Roma se non si entra almeno una volta dal portone di Sant'Anna. Devozione e sano realismo popolare vanno a braccetto.

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